Come il Tevere per Roma, anche
l’Ofanto ha avuto un’importanza vitale per il nostro territorio. Abbiamo già
accennato che il nostro fiume circa 2000 anni fa era navigabile ed era sfruttato
dai Romani per i loro commerci.
Sulle origini del nome Ofanto ci sono molte
notizie, in latino era chiamato Aufidus che significa “infido ” ossia che non ci
si può fidare (Strasbone, regio II, sotto Augusto), poiché il fiume è impervio,
impraticabile in molti tratti: come il tratto adiacente alla costa
rocchettana.
I nostri antenati ci hanno tramandato una leggenda che narra le
vicende di un esercito di Cartaginesi accampati sulle sponde del fiume e, in
seguito ad una piena, i soldati annegarono tutti. Il comandante della legione
esclamò “o fanti miei ” e da qui il nome Ofanto.
Ma ancora oggi il fiume
Ofanto è molto pericoloso perché in alcuni tratti si formano dei mulinelli (in
dialetto chiamati “chiatr”) che lo rendono impraticabile.
Ma proprio su
questo fiume sono nate intere civiltà, come quella Dauna, che ci hanno
tramandato le loro tradizioni e le loro usanze.
Ed è proprio su queste rive
che si possono trovare le tombe Daune suddivise in due categorie: quella a
“grotticella” e quella interrata. All’interno di esse si possono ammirare
utensili, vasellame che faceva parte del corredo funerario di quella
gente.
....il fiume delle civiltà.....